Epidurale sì, epidurale no: il mondo (o almeno, la fetta di mondo che comprende le donne prossime al parto o che hanno già partorito) si divide tra coloro che sono
favorevoli all’anestesia epidurale (locale) durante il travaglio e coloro che invece la
ritengono un modo meno “naturale” di mettere al mondo un bambino. Ma di cosa parliamo quando parliamo di epidurale? Risponde
Luciano Di Leo, medico ginecologo:
Molte donne riescono, se ben preparate, a controllare l’ansia e la paura legate al parto e a controllare la percezione del dolore durante il travaglio. Per altre donne invece il dolore può rappresentare una difficoltà in più e un motivo di ridotta serenità al momento del parto stesso. Per queste donne è possibile usufruire dell’anestesia epidurale, che permette loro di controllare efficacemente il dolore partorendo in modo naturale e spontaneo.
COS’È L’ANESTESIA EPIDURALE
L’anestesia epidurale consiste nell’introduzione di un ago all’altezza della regione lombare a cui è attaccato un sottile tubo di plastica simile a un piccolo catetere, attraverso cui vengono somministrate dosi di farmaci analgesici. Spiega Di Leo:
L’analgesia epidurale è la tecnica più sicura ed efficace per controllare il dolore del travaglio e del parto. Essa determina in pochi minuti la scomparsa del dolore, lasciando inalterate tutte le altre sensibilità compresa quelle delle contrazioni uterine che continuano ad essere percepite in modo non doloroso. La partoriente è libera di muoversi e, a seconda della tecnica impiegata, anche di camminare. La forza muscolare non viene diminuita, per cui la partoriente mantiene in pieno la capacità di eseguire gli sforzi espulsivi, ed il parto avviene con la piena partecipazione della futura mamma.
COME FUNZIONA L’ANESTESIA EPIDURALE
L
‘epidurale viene eseguita da un
anestesista. Si tratta di una procedura non dolorosa e che si completa in pochi minuti: il piccolo catetere non impedisce i movimenti della donna, che rimane libera di muoversi. Ma quando si richiede l’anestesia epidurale? Spiega ancora Di Leo:
L’analgesia epidurale viene richiesta di solito dalla partoriente durante o all’inizio del travaglio, ma può essere eseguita solo dopo una valutazione delle condizioni ostetriche da parte del ginecologo. L’analgesia epidurale può essere anche richiesta dal ginecologo stesso nel caso di alcune malattie quali il diabete, l’ipertensione, la grave miopia con precedente distacco di retina, in quanto permette una riduzione dei rischi che in questo casi possono essere connessi al parto. Vi sono condizioni ostetriche che si possono verificare durante il travaglio che possono indurre un ritardo nell’esecuzione dell’epidurale.
Si tratta di un procedimento a cui generalmente può ricorrere la maggior parte delle donne, ad eccezione di alcuni casi specifici come in presenza di preesistenti patologie emorragiche o di terapie anticoagulanti. Ricorda Di Leo:
Una visita specialistica con l’anestesista servirà a controllare lo stato di salute della partoriente, ad evidenziare gli eventuali problemi personali e a controllare le analisi eseguite in gravidanza. Sebbene la decisione di ricevere un’epidurale la si prenda
durante il travaglio, la richiesta ed il consenso a questa procedura vanno confermati in anticipo, in occasione della visita anestesiologica stessa.
L’EPIDURALE FA MALE? GLI EFFETTI COLLATERALI
Ricorrere alla somministrazione di un analgesico durante le fasi del parto non ha in genere particolari
effetti collaterali anche se in alcuni casi è
controindicata. In alcuni casi possono invece sorgere complicazioni durante il travaglio che ne sconsigliano l’uso, come febbre o infezioni.
Anche la presenza di cardiopatie scoraggia il ricorso all’anestesia epidurale, che viene in ogni caso valutata dal medico durante il consulto che precede la nascita. In rari casi si possono verificare calo della pressione sanguigna e cefalea, oppure prurito e formicolio agli arti inferiori. In casi ancora più rari si può avere difficoltà nel recupero della deambulazione.
Nelle pazienti sane in genere l’avversione e la titubanza nei confronti dell’anestesia epidurale è di tipo psicologico, poiché la somministrazione di farmaci analgesici nel momento del parto altera (attenua) la percezione del dolore.
Le perplessità nei confronti del ricorso all’anestesia epidurale, secondo Di Leo, sono dovute principalmente al fatto che
alcune donne temono che partorire senza dolore equivalga a partorire in modo non naturale e senza alcuna sensazione. L’epidurale elimina soltanto la componente dolorosa della contrazione uterina, che continua ad essere percepita lasciando inalterata la sensibilità e lo stimolo a spingere. La forza espulsiva, rimanendo intatta, permette un parto del tutto naturale, non doloroso e meno faticoso.
In ogni caso, salvo diversa indicazione del medico, ricorrere all’epidurale non è né un obbligo né, al contrario, un modo di essere “meno” mamma: ciascuna partoriente ha la facoltà di confrontarsi con il proprio medico e di scegliere il modo migliore di mettere alla luce il proprio bambino.
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