La maggior parte delle donne si è già sottoposta ad almeno un
Pap test prima dell’inizio della gravidanza. Questo esame, di facile esecuzione e che non comporta
rischi per il bambino, va ripetuto se il precedente è stato effettuato da più di due anni. Lo screening dei
tumori del collo dell’utero è efficace infatti solo se tra i controlli non si supera questo intervallo di tempo.
Non si tratta di un esame doloroso e si compie in pochi minuti, alcune donne possono tuttavia avvertire un leggero fastidio e osservare piccole perdite ematiche nei giorni successivi al test, un’eventualità più frequente in caso di gravidanza: per evitare preoccupazioni nella gestante, in alcuni casi l’esame viene posticipato al termine del primo trimestre di gravidanza.
COS’È IL PAP-TEST E A COSA SERVE
Il Pap-test è un esame che studia i caratteri delle cellule esfoliate spontaneamente o asportate meccanicamente dall’utero della donna e serve a rilevare eventuali
anomalie delle cellule della cervice (collo dell’utero). In genere viene utilizzato nell’ambito della prevenzione oncologica ginecologica, ed è utile per evidenziare lo stato ormonale della donna, la presenza di eventuali fenomeni infiammatori o infettivi e soprattutto di
lesioni precancerose o cancerose. Le alterazioni delle cellule della cervice si manifestano con cambiamenti dell’epitelio, che è possibile individuare tramite un apposito sistema di colorazione messo a ponto dal medico greco Georgios Papanicolaou intorno alla metà dell’Ottocento.
Anche sul sito del
Ministero della salute viene ribadita l’importanza di eseguire regolarmente il test di screening:
Il tumore della cervice uterina (collo dell’utero) è stata la prima neoplasia ad essere riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità come totalmente riconducibile ad una infezione: essa è infatti causata nel 95% dei casi da una infezione genitale da HPV. In Italia vengono diagnosticati ogni anno circa 3.500 nuovi casi di carcinoma della cervice uterina e oltre 1.500 donne muoiono a causa di questo tumore. Per questo è importante mettere in atto misure preventive, basate su programmi di screening, che consentano di identificare le lesioni precancerose e di intervenire prima che evolvano in carcinoma.
Le attività di prevenzione in Italia stanno dando buoni risultati: negli ultimi dieci anni l’incidenza dei tumori della cervice uterina si è abbassata del 25%.
COME SI SVOLGE IL PAP-TEST
Il Pap test è un esame che si svolge in pochi minuti: il ginecologo dilata leggermente il collo dell’utero con uno strumento chiamato speculum, quindi preleva alcune cellule della cervice uterina tramite una spatolina e uno scovolino: tali cellule vengono poi poste su un vetrino che viene inviato al laboratorio perché venga analizzato.
Come anticipato non è un esame doloroso, ma un leggero fastidio può verificarsi in caso di tensione. All’esame ci si sottopone almeno tre giorni dopo la fine delle mestruazioni e in assenza di perdite di sangue, ed è consigliato non avere rapporti sessuali nei due giorni precedenti. Da evitare poi l’uso di lavande o creme vaginali nei tre giorni precedenti l’esame, poiché potrebbero comprometterne l’esito.
L’esecuzione del Pap test è raccomandata a tutte le donne tra i 25 e i 64 anni, una volta ogni tre anni: generalmente si riceve un invito, per posta, dall’Azienda sanitaria di riferimento, che consente di effettuare l’esame gratuitamente e senza impegnativa del proprio medico di base.
IL PAP TEST IN GRAVIDANZA
Non ci sono controindicazioni nell’esecuzione di un Pap test durante i nove mesi di gravidanza, dal momento che l’esame
non compromette in alcun modo lo sviluppo o la salute del feto.
QUALI POSSONO ESSERE I RISULTATI DEL PAP TEST
1) SE IL PAP TEST È NEGATIVO
Nel caso in cui il Pap test risulti negativo la donna sarà invitata a ripeterlo dopo tre anni.
2) SE IL PAP TEST È POSITIVO
Nel caso in cui il Pap test risulti
positivo alla paziente saranno prescritti alcuni esami di approfondimento. Tra questi si trova la
colposcopia: attraverso uno strumento chiamato colposcopio il medico osserva la cervice uterina e può confermare o meno la presenza di lesioni pretumorali. In seguito può essere prescritta anche una
biopsia, che consiste nel prelievo del tessuto anomalo per ulteriori analisi che confermino la sospetta lesione.
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