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Il mio libro sulla nostra storia

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PMA: 5 consigli per affrontare la fecondazione assistita

mazzoni

05 Maggio 2016
 «In becco alla cicogna» è l'ultimo libro di Eleonora Mazzoni, pubblicato dalla casa editrice Biglia Blu. E' un manuale per far sentire meno smarrite le donne che stanno affrontando il viaggio nell’universo, così complesso, della PMA. «In becco alla cicogna» è l’augurio che Eleonora Mazzoni fa a tutte le donne che hanno intrapreso questa strada "particolare". Proprio a lei abbiamo chiesto 5 consigli per affrontare questo percorso.


«In becco alla cicogna» è l’augurio che Eleonora Mazzoni fa a tutte le donne che stanno affrontando il lungo, spesso difficile, cammino verso la maternità.

Il suo volto lo conoscete: ha lavorato in molte fiction televisive, da «Elisa di Rivombrosa» al «Commissario Manara» e calcato molti palcoscenici teatrali.
Forse – se siete tra quelle la cui ricerca di un figlio si sta prolungando da tempo – conoscete anche la penna, ironica e mai banale di Eleonora Mazzoni, che anni fa ne «Le difettose» ha raccontato, in forma romanzata, «i suoi anni a stretto contatto con la PMA», dove PMA sta per procreazione medicalmente assistita.


Eleonora Mazzoni, "In becco alla cicogna!"
«In becco alla cicogna» è il suo ultimo lavoro (lo pubblica ora la casa editrice Biglia Blu) ed è un manuale per far sentire meno smarrite le donne («le difettose come me», dice) che stanno affrontando il viaggio nell’universo, così complesso, della PMA.

Il 7 maggio è la Giornata nazionale della Fertilità, l’ 8 maggio è la Festa della Mamma: oggi che Eleonora Mazzoni è madre di due gemelli di 5 anni, avuti dopo vari tentativi di fecondazione medicalmente assistita, abbiamo raccolto la sua testimonianza e chiesto alcuni consigli rivolti alle coppie alle prese con il percorso della PMA.

«Vorrei che qualche luogo comune sulla PMA cominciasse a cadere. Vorrei che la gente sapesse che non è una pratica per ricchi o per donne che decidono di fare figli quando ormai sfiorano i 50 anni, magari per capriccio. L’infertilità è una malattia sociale sempre più diffusa: nel 99% dei casi fanno ricorso alla PMA coppie di età compresa tra i 24 e i 45 anni. Se è vero che il diritto ad avere un figlio non esiste, esiste il diritto a usare al meglio ciò che la medicina e la scienza offre per poter procreare. Vorrei poi che si sapesse che il tasso di fallimento di una fecondazione medicalmente assistita è alto, sia nel caso omologa che di eterologa: i medici dovrebbero preparare meglio le coppie a questo.»

CONSIGLIO 1: cercare un sostegno psicologico o un amico fidato

«Alle coppie che hanno deciso di intraprendere un percorso di PMA consiglio di cercare un sostegno psicologico o anche solo un amico fidato con cui confidarsi. Per me è stato utile tenere un diario: credo sia utile incanalare in forma creativa la difficoltà fisica di generare. Alle donne in attesa dell’impianto consiglio di “partorire” disegni, pensieri, riflessioni.»

CONSIGLIO 2: approfondite il rapporto con il partner o la famiglia

«Dico loro di non perdersi solo tra i valori degli esami e la routine delle visite, ma di approfittare di questo periodo per approfondire meglio il rapporto con il compagno o con la propria famiglia di origine.»

CONSIGLIO 3: il web può aiutare a non sentirsi sole

«Il web, il forum, anche siti come questo sono strumenti preziosi per capire che non siamo mai sole: noi «difettose» siamo tante!»

CONSIGLIO 4: prendetevi cura di voi stesse

«Alle donne che sono in attesa dell’esito della fecondazione, quel limbo terribile di due settimane durante le quali non c’è più nulla da fare e anche la scienza si ferma in attesa di capire se l’embrione attecchisce, dico di accogliere l’imponderabile della vita: approfittate di questo tempo per prendervi cura di voi stesse.»

CONSIGLIO 5: prendete tempo per riflettere

«Alle donne che hanno appena ricevuto un esito negativo dico: prendete tempo, fate una pausa. Non eliminate subito il lutto, ché di lutto si tratta anche nel caso di un embrione non attecchito. Lasciate passare del tempo per riflettere, riprendete in mano la vostra vita. E non dimenticate che si può essere donne profondamente “generative” e per nulla “difettose” anche senza essere madri».

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