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La fecondazione assistita in Italia: una panoramica generale sui trattamenti consentiti e sulle percentuali di successo






Un fenomeno in costante aumento che negli ultimi sei anni ha registrato una crescita di quasi il 20%. Le statistiche relative alla procreazione assistita nel nostro Paese, fornite dall’Istituto Superiore della Sanità, mostrano come gli italiani che decidono di intraprendere il percorso della Pma siano sempre più numerosi. Questa tendenza è confermata anche dai nostri dati: dal 2015 al 2016 i pazienti che hanno scelto IVI sono più che raddoppiati (+122,24%). Le ragioni di questo trend positivo vanno ricercate nel superamento, nel corso del tempo, degli ostacoli legislativi che impedivano il ricorso ad alcune tecniche diffuse in altri Paesi per rispondere alla necessità di intervento richiesta per avviare una gravidanza assistita, ma anche nel costante progresso di ricerca scientifica che ha permesso di conseguire risultati sempre più positivi. Le nostre cliniche tra il 2011 e il 2015, infatti, complessivamente hanno eseguito in Italia 6.567 trattamenti, di cui 1.702 fecondazioni in vitro (in particolare con la tecnica Fivet), 501 trattamenti di inseminazione artificiale e 4.364 trattamenti di fecondazione eterologa (in precedenza vietata).

Le norme italiane e i precedenti divieti
In Italia il ricorso alle tecniche di Pma è disciplinato dalla legge 40 del 2004, che, nel corso del tempo, ha subito importanti modifiche grazie ad interventi che hanno consentito il superamento di precedenti divieti posti dalla stessa normativa permettendo l’accesso a tecniche prima vietate. Nel dettaglio, in precedenza, la legge consentiva di accedere alla procreazione assistita soltanto a quelle coppie per le quali fosse presente (in uno od entrambi i partner) una diagnosi di infertilità. Non potevano, invece, fare ricorso a queste tecniche le coppie fertili portatrici di patologie di carattere genetico. Inoltre, la legge vietava la diagnosi genetica preimpianto (finalizzata alla scelta degli embrioni sani da impiantare), il congelamento degli embrioni prodotti in sovrannumero rispetto a quelli da impiantare e la fecondazione eterologa con ricorso a ovociti o spermatozoi donati da soggetti esterni alla coppia.  Tutte queste pratiche vietate erano, invece, consentite in molti altri paesi europei. Una disparità legislativa che ha avuto come conseguenza una massiccia “migrazione” di italiani all’estero per realizzare il desiderio di genitorialità attraverso una gravidanza assistita. Nel corso del tempo, però, grazie soprattutto ad una serie di sentenze della Corte Costituzionale, tutti questi divieti sono caduti.

Le tecniche consentite nel nostro paese
L’intervento dei giudici costituzionali ha consentito a moltissimi pazienti di realizzare il proprio sogno. È caduto, in particolare, il divieto di accesso alla Pma per le coppie fertili portatrici di malattie genetiche. Inoltre, oggi è possibile fare ricorso alla diagnosi genetica preimpianto, una procedura che consente di accertare la presenza di eventuali alterazioni genetiche e cromosomiche prima di procedere all’impianto degli embrioni. Si tratta di una tecnica di procreazione assistita che richiede sempre un trattamento di Fecondazione in vitro con iniezione intracitoplasmatica dello spermatozoo (Icsi) per disporre degli embrioni in laboratorio. Gli interventi della Corte Costituzionale hanno consentito, inoltre, di superare il divieto alla fecondazione eterologa. Questa tecnica, definita anche come fecondazione mediante ovodonazione, consente alla donna di ricorrere agli ovuli di una donatrice che vengono fatti fecondare dagli spermatozoi della coppia ricevente per dar vita a embrioni che, in seguito, vengono trasferiti nella ricevente. In generale si tratta del trattamento di procreazione assistita che fa registrare la maggiore percentuale di successo: quasi il 70% delle coppie che si rivolgono a IVI per ricorrere a questa tecnica riescono ad ottenere una gravidanza dopo il primo ciclo di trattamenti. Questi risultati hanno portato a un notevole aumento delle richieste: negli ultimi dieci, nelle nostre cliniche, i trattamenti di riproduzione con ovodonazione sono aumentati dell’86%. A differenza di altri Paesi europei, però, in Italia la fecondazione eterologa è preclusa per le coppie omosessuali e per le donne single ed è consentita soltanto per le coppie eterosessuali. Un ulteriore limite della legge 40, che è stato di recente superato, riguarda la crioconservazione, in precedenza vietata. Oggi è consentito il congelamento degli embrioni in eccesso, che potranno essere utilizzati per tentativi futuri nel caso in cui il primo impianto non abbia un buon esito o nel caso in cui la coppia, in futuro, desideri altri figli.

I divieti attuali
Nonostante rispetto al passato si sia verificata una notevole apertura tecniche di Pma, nel nostro Paese permangono ancora dei limiti stabiliti dalla legge. Oltre all’impossibilità di accesso alle tecniche di fecondazione eterologa per le coppie omosessuali o le donne single, sussiste ancora il divieto di maternità surrogata (consentita invece in Paesi come il Regno Unito, il Canada, la Danimarca, l’Australia, il Belgio e Russia), che consiste nell’impianto dell’embrione ottenuto dalla coppia nell’utero di un’altra donna.

I risultati della Pma in Italia
Il superamento di moltissimi limiti precedentemente previsti dalla legge ha portato a un vero e proprio boom della Pma nel nostro paese. Secondo i dati del Registro Nazionale della Procreazione medicalmente assistita ogni anno i bambini nati in Italia grazie all’applicazione di queste tecniche sono quasi 13.000 e rappresentano quasi il 3% del totale dei neonati nel nostro paese. L’Istituto Superiore di Sanità attesta come siano più di 70.000 le coppie con problemi di fertilità che hanno deciso di rivolgersi a uno specialista. Un dato destinato ad aumentare visto che la difficoltà ad avere figli interessa quasi 3 coppie su 10. IVI, per quanto riguarda le tecniche di procreazione assistita, si è confermato un punto di riferimento a livello internazionale con più di 70 cliniche nel mondo e con oltre 160.000 bambini nati grazie alle nostre cliniche e più di 36.000 trattamenti solo nel 2015. Una realtà in continua espansione che accoglie oltre 5.000 pazienti ogni anno provenienti da più di 95 Paesi.  Numeri importanti che riflettono una reale necessità anche in Italia: soltanto nel Lazio IVI segue oltre 340 pazienti, mentre al secondo posto di questa graduatoria si situa la Lombardia con più di 130 pazienti e al terzo posto la Puglia. Una crescita confortata dai risultati: nelle nostre cliniche tecniche come la donazione di ovuli offrono un indice di concepimento cumulativo del 97% per tre tentativi.

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