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Diastasi addominale: che cos’è, quali sono i sintomi e come curarla


Di Alice Dutto
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11 Luglio 2018
Una patologia ancora poco conosciuta che però colpisce il 15-20% delle donne a fine gravidanza. Ecco come valutare e riconoscere i sintomi e capire se è il caso di rivolgersi a uno specialista per risolvere il problema


Se avete dolori addominali o alla zona lombare, vi sentite sempre gonfie come se foste ancora incinte, avete problemi di incontinenza o di digestione, o se mettendo in tensione l’addome notate la fuoriuscita di una protuberanza, potreste soffrire di diastasi dei retti addominali.

Si tratta di una condizione che può interessare le donne dopo una gravidanza. Pur essendo abbastanza frequente - colpisce circa due donne su dieci (o anche tre su dieci, secondo un piccolo studio inglese) - è ancora poco conosciuta, sia tra le donne, sia tra gli operatori sanitari.

CHE COS’È LA DIASTASI ADDOMINALE
“La diastasi addominale è la separazione dei due muscoli retti dell’addome che si verifica durante la gravidanza o nel post parto” spiega il dottor Alessandro Bulfoni, responsabile di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Humanitas San Pio X di Milano. “Diventa un problema se l’allontanamento delle due fasce muscolari supera i 2-2,5 centimetri”.
 

I FATTORI DI RISCHIO
Ci sono alcune particolari condizioni che possono favorire l’insorgere di questa patologia:

1. La gravidanza, le plurigravidanze o le gravidanze gemellari
“Con l’aumentare del numero delle gravidanze che la donna affronta, il rischio aumenta – sottolinea il dottore . Le 40 settimane di gestazione infatti espongono il tessuto connettivo della parete addominale a una trazione graduale ma costante e sempre crescente, dovuta all’incremento di volume dell’utero e alla crescita del bambino. Pertanto l’addome subisce uno sforzo continuo in tutti i nove mesi di attesa; una tensione che è maggiore dopo due o più parti o se la gravidanza è multipla, condizione sempre più frequente considerando il successo delle tecniche di fecondazione medico-assistita”.

2. Il sovrappeso
“Se la donna è in sovrappeso prima di intraprendere una gravidanza, o se durante la gestazione prende troppi chili, sarà più esposta al rischio di diastasi addominale. Per questo si consiglia sempre, anche durante i nove mesi di attesa, di svolgere una moderata attività fisica sotto il controllo di un professionista, ad esempio un fisioterapista o personal trainer, per aumentare il tono muscolare della paziente”.

L’ideale sarebbe prepararsi raggiungendo il peso forma anche prima di rimanere incinta.

I SINTOMI
Una donna che soffre di diastasi addominale “può avere problemi alla colonna vertebrale e, per questo, alterare la sua postura sviluppando dolori a livello lombare, come sciatalgie o lombalgie”.

Altre volte potrebbero esserci disturbi digestivi o respiratori o disturbi del pavimento pelvico, come incontinenza o prolasso.

La diastasi può essere anche asintomatica, ma dare problemi a livello estetico: è la stessa donna a rendersi conto di avere una parete addominale rilassata e a volte anche un gonfiore importante. “In alcuni casi, questa alterazione della parete addominale può essere visibile con un semplice esame obiettivo, osservando la divisione dei muscoli retti addominali che si forma in corrispondenza della linea alba (cioè quella linea verticale che unisce l’ombelico allo sterno)”.

A CHI RIVOLGERSI
“Quando c’è il sospetto di una diastasi addominale conviene sempre approfondire la diagnosi con una visita specialistica dal ginecologo ed effettuare esami strumentali di verifica, come l’ecografia addominale o, nei casi più dubbi, una risonanza magnetica”.

Anche il fisiatra e il fisioterapista possono essere figure di riferimento. Ed eventualmente, nel caso in cui questo si rendesse necessario, questi specialisti potranno indirizzare la donna dal chirurgo plastico.

In genere, prima di cominciare il percorso di approfondimento della condizione e di trattamento conviene aspettare alcuni mesi dopo il parto: in molti casi, infatti, questa separazione dei muscoli retti rientra da sola.

LE CURE
A meno che la situazione non sia documentata ed eclatante, “il primo passo è quello di consigliare esercizi fisici specifici da fare a casa o assistita da un professionista per cercare di rinforzare la muscolatura addominale e quindi riprendere naturalmente il tono addominale” continua il primario.

Se la donna è in sovrappeso, “il consiglio è quello di rivolgersi a un dietologo nutrizionista per aiutarla a perdere i chili di troppo. A volte, infatti, basta solo dimagrire per risolvere il problema”.
 
Nelle situazioni più gravi, invece, “si passa alla valutazione chirurgica polispecialistica effettuata dal ginecologo e dal chirurgo generale e plastico, per individuare la terapia più corretta per risolvere la situazione”.

In alcuni casi verrà proposta l’addominoplastica, che viene effettuata dal chirurgo plastico: “Rramite questa operazione, oltre alla correzione della diastasi si può effettuare anche una correzione estetica, ad esempio della cicatrice di un taglio cesareo, o l’asportazione combinata di tessuto adiposo”.
 
In alternativa, si può optare per la correzione della diastasi nel corso di un secondo o terzo cesareo: in questo caso viene effettuata dallo stesso ginecologo

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