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PARTO IN ACQUA: INFORMAZIONI UTILI, BENEFICI, PRO E CONTRO

A 35 anni dal primo parto in acqua la discussione sulla modalità alternativa al parto “asciutto” è aperta, anche per la carenza di strutture in cui è possibile praticarlo: studi recenti dimostrano i benefici del parto in acqua, ma ci sono anche alcune possibili controindicazioni di cui tenere conto.
Molte donne chiedono la possibilità di partorire in una vasca all’interno dell’ospedale, una procedura che secondo gli studi riduce la percentuale di ricorso all’anestesia epidurale, diminuisce il tempo del travaglio e aumenta il benessere della donna, che può sentirsi più libera di muoversi.

COME FUNZIONA IL PARTO IN ACQUA: INFORMAZIONI UTILI

Le donne che intendono partorire in acqua devono confrontarsi in anticipo con il proprio ginecologo e quindi informarsi sulle strutture che prevedono anche tale modalità. Anche quando il parto in acqua è previsto, poi, al momento del travaglio il medico potrà suggerire la modalità più sicura per il parto, a seconda della situazione.
Per partorire in acqua la donna deve essere già a un buon punto del travaglio e presentare una dilatazione di almeno 3 centimetri. La vasca misura circa 2,5 metri e viene riempita di acqua a 37 gradi fino a 70 centimetri. La partoriente può entrare e uscire a piacimento, muovendosi liberamente per trovare la posizione più comoda. Anche il papà può eventualmente entrare in acqua, oppure assistere la donna dall’esterno della vasca.
La mamma può anche decidere se trascorrere in vasca solo il tempo del travaglio e poi concludere il parto sul lettino oppure rimanere in acqua. In questo caso una volta espulso dal corpo della mamma il bambino viene estratto dall’acqua e la donna può decidere di rimanere nella vasca anche per l’espulsione della placenta (una fase detta “secondamento”) oppure uscire.
QUANDO SI PUÒ SCEGLIERE IL PARTO IN ACQUA
Per poter avere un parto in acqua è necessario informarsi con il ginecologo e l’ostetrica, che sapranno indicare anche le strutture in cui è possibile richiederlo. Non sempre, poi, al momento del travaglio è possibile effettuare un parto in acqua, come detto: molto dipende dalle condizioni della mamma e del bambino. Se, ad esempio, durante il travaglio il bimbo è in posizione podalica, non sarà possibile effettuare un parto in acqua. Se la gravidanza è gemellare, poi, il parto in acqua è sconsigliato. Anche nel caso in cui durante il travaglio la mamma richiedesse un’anestesia epidurale sarà necessario uscire dalla vasca.
In linea generale il parto in acqua non è possibile poi se ci sono patologie nella mamma o nel bambino, in presenza di patologie come la preeclampsia o di malattie infettive come l’Hiv, oppure se la donna soffre di infezioni cutanee o sistemiche.

PRO E CONTRO DEL PARTO IN ACQUA

Numerosi studi confermano come partorire in acqua abbia benefici sul parto, poiché offre in primo luogo un maggiore rilassamento nella partoriente. L’acqua calda favorisce inoltre la produzione di endorfine e ossitocina, migliora la circolazione del sangue e abbassa la percezione del dolore.
Ai benefici corrispondono comunque aspetti negativi legati prevalentemente all’aumento del rischio di infezioni materne e neonatali, rischi che si possono tuttavia arginare attenendosi al protocollo medico. Oltre ai casi sopraelencati in cui il medico può stabilire che non è possibile o è sconsigliato il parto in acqua si trova anche la presenza di infezioni da herpes nella mamma, che può essere trasmesso al bambino attraverso l’acqua o in caso di preeclampsia.

DOVE È POSSIBILE EFFETTUARE IL PARTO IN ACQUA

Non tutte le strutture ospedaliere in Italia sono attrezzate per il parto in acqua: anche per questo motivo è fondamentale informarsi in tempo per trovare la struttura più indicata. Qui l’elenco degli ospedali in cui è possibile richiedere il parto in acqua, divisi per provincia.

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