Per molte donne la
gravidanza è un “stato di grazia”, ma non per tutte. Alcune, infatti, appaiono letteralmente terrorizzate dall’esperienza della gestazione e del
parto, tanto da evitare la nascita di un figlio nonostante il forte desiderio di diventare madri.
La tocofobia è una patologia diagnosticata solo di recente
Questo disturbo si chiama
tocofobia (dal greco
tocos, parto, e
fobia, paura incontrollata) ed è stato diagnosticato soltanto in tempi recenti, a partire dallo studio dei ricercatori Kristina Hofberg e Ian Brockington pubblicato nel 2000 sul
British Journal of Psychiatry. Come spiega la psicologa e psicoterapeuta
Manuela Caruselli dello
Studio Psicologia & Benessere Pomezia: «La paura del parto è fisiologica, ma in alcuni casi diventa una vera e propria ossessione con una risposta ansiogena da parte della donna che si manifesta attraverso palpitazioni, tachicardia, sudorazione accelerata e un fortissimo senso di angoscia».
Le tipologie e le cause principali
La
tocofobia si divide in due tipologie: quella primaria è precedente alla
gravidanzae generalmente comporta la rinuncia alla
genitorialità, ricorrendo in maniera ossessiva alla contraccezione (ad esempio utilizzando una doppia forma di protezione) nonostante la voglia di maternità; quella secondaria è invece legata a un episodio traumatico specifico. Tra le principali
cause della tocofobia troviamo:
un
parto traumatico precedente (ad esempio un parto con travaglio lungo e doloroso, manovre ostetriche invasive o complicanze come la gravidanza extra-uterina e il taglio cesareo d’emergenza)
una difficoltà nella relazione con il figlio precedente
un disturbo depressivo in corso
abusi sessuali subiti durante l’infanzia o l’adolescenza
un disturbo post traumatico da stress (PTSD)
«Spesso coloro che soffrono di tocofobia chiedono al proprio medico di poter ricevere un trattamento cesareo programmato. Il ricorso al cesareo, però, agisce sugli effetti, ma non elimina le cause profonde»
La centralità della psicoterapia
«Spesso coloro che soffrono di
tocofobia chiedono al proprio medico di poter ricevere un trattamento
cesareo programmato. Il ricorso al
cesareo, però, agisce sugli effetti, ma non elimina le cause profonde», prosegue la dottoressa Caruselli. «Il trattamento di elezione è certamente la psicoterapia. Per la donna è necessario intraprendere un
percorso terapeutico mirato, lavorando su se stessa per riconoscere le radici del malessere. In questo senso, la
diagnosi del disturbo
entro i primi tre mesi di gravidanza da parte del medico di famiglia o del ginecologo risulta fondamentale per poter poi intervenire tempestivamente con la psicoterapia».
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