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Vero e falso sulle tecniche per avviare il parto


lavoridomesticigravidanza

21 Agosto 2014 | Aggiornato il 08 Giugno 2018
Il termine della gravidanza è arrivato ma il piccolo non vuole uscire. E allora che faccio? Aspetto la luna piena, lavo i pavimenti oppure cammino su e giù per le scale? O ancora: faccio sesso o un bagno caldo? Che cosa c'è di vero o di falso nelle tecniche per avviare il parto? 


Il termine della gravidanza si avvicina e il pancione comincia a diventare molto pesante. Ecco che ti viene da pensare: ci sarà qualche metodo per accelerare i tempi e facilitare il parto? Di ‘tecniche’ te ne hanno suggerite parecchie: i pavimenti, fai le scale, fai sesso… Ma quanto fondamento scientifico hanno queste credenze popolari? Lo abbiamo chiesto a Stefano Bianchi, primario di Ostetricia all'Ospedale San Giuseppe di Milano e docente alla Statale. 


1 La luna piena

Non c’è alcun riscontro scientifico che nei periodi di luna piena ci sia un aumento dei parti. È vero però che c’è un periodo dell’anno in cui si partorisce di più, ed è la primavera. La motivazione? Sarà forse che col caldo si risvegliano i bollenti spiriti o forse che il numero maggiore di matrimoni si celebra in estate e guarda caso dopo nove mesi tanti pancioni giungono al traguardo?

2 Lavare i pavimenti

Sono molte le donne che a termine gestazione si danno da fare a svolgere le faccende domestiche o cercano di affaticarsi più del solito, nella convinzione di far avviare le contrazioni. Beh, se effettuate quando il travaglio è ancora lontano, servono solo a interrompere la quiete del feto con l’eccessivo sforzo fisico; tutt’al più possono dare il via al cosiddetto periodo prodromico, con contrazioni preparatorie che, come abbiam visto, possono durare però anche una decina di giorni. Se invece i tempi sono maturi, possono dare il loro contributo a stimolare l’attività contrattile. Ma vale la pena di stancarsi proprio adesso che ci aspetta il tour de force del parto?

3 Camminare, su e giù per le scale

Vale il discorso di prima: certe attività, se troppo intense, possono sensibilizzare la muscolatura uterina ed eventualmente indurre contrazioni, che solo a termine gravidanza possono avere una reale efficacia. Altrimenti servono solo ad affaticare la mamma, che già di per sé, con il peso del pancione, risente maggiormente di uno sforzo fisico.

4 Fare sesso

Che il rapporto sessuale possa aiutare ad avviare il travaglio ha un suo fondamento: nello sperma sono presenti in discreta quantità le prostaglandine, prodotte dalle vescicole seminali. Proprio queste prostaglandine dovrebbero essere considerate come responsabili dell'attività “favorente” il travaglio attribuita ai rapporti sessuali. Tale attività si manifesta solo se esistono a livello del collo uterino e dell'utero le condizioni per recepire il messaggio portato dalle prostaglandine. I rapporti saranno pertanto più efficaci nelle donne con collo dell'utero già soffice e parzialmente appianato.

5 Bere olio di ricino 
 
L’olio di ricino ha la funzione di stimolare l’attività intestinale, che effettivamente potrebbe di riflesso indurre un’attività contrattile uterina. Potrebbe servire, certo, ma è anche vero che lo stesso effetto lo può produrre un bel passato di verdure, che sicuramente ha un sapore meno sgradevole dell’olio di ricino!

6 Fare un bagno caldo

 Un bagno caldo, con temperatura dell’acqua a 37-38°C, fa parte dei metodi naturali per contenere il dolore delle contrazioni uterine, così come i panni caldi su fondoschiena e addome o i massaggi sul pancione: sono tutte pratiche rilassanti, ma non servono per innescare contrazioni.

Nota bene: Se nonostante tutto, si vuole sperimentare una delle 'tecniche', meglio aspettare che la gravidanza sia giunta presso il termine, e cioè siano trascorse 40 settimane: è vero che la gravidanza si considera a termine già a partire dal compimento della 37ma settimana, ma può darsi che il bebè abbia ancora bisogno di alcune settimane e non possiamo essere noi a programmare o pilotare il nostro travaglio, il cui avvio è determinato da un perfetto equilibrio di ormoni. Come a dire: quando il frutto è maturo, cade da solo e non è il caso di staccarlo dal ramo ancora acerbo. 

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