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Mozart: la musica classica è quella preferita dal bebè nel pancione


feto

15 Giugno 2018
La musica preferita dal tuo bimbo nel pancione? Quella classica. Lo svela una recente ricerca. L’84% dei feti ha dimostrato di amare il genere classico più della musica tradizionale (79%) e del pop-rock (59%). Tra le tracce più amate? “Piccola serenata notturna” di Mozart e “Bohemian Rhapsody” dei Queen


Forse pop? O rock? No... molto meglio la musica classica. I feti nel pancione a quanto pare andrebbero matti per... Mozart!

Lo sostiene uno studio presentato dall'Institut Marquès al quinto congresso dell’International Association for Music and Medicine che si è tenuto dal 5 al 9 giugno.
Secondo la ricerca, la musica classica provoca un numero maggiore di reazioni nel feto rispetto ad altri generi musicali, con movimenti della bocca simili al canto. L’84% dei feti dimostra,infatti, di amare il genere classico più della musica tradizionale (79%) e del pop-rock (59%). Preferenze confermate anche da quelli che hanno tirato fuori la lingua durante l’ascolto: la musica classica ha ottenuto una percentuale maggiore di protrusione (35%) di quella tradizionale (20%) e del pop-rock (15%).
| Institut Marquèz

Per capire quale fosse la musica prediletta dei nascituri, i ricercatori di Institut Marquès hanno analizzato le espressioni facciali di 300 feti tra la 18esima e 38esima settimana di gestazione, in risposta all'emissione intravaginale di 15 canzoni appartenenti a tre diversi generi: classica, tradizionale e pop-rock.


I queen? Un'eccezione amata
Nonostante il genere pop-rock fosse stato quello a provocare meno reazioni nei feti, Bohemian Rhapsody dei Queen rappresenta un’eccezione.

Pur essendo ancora sconosciuti i motivi che guidano queste preferenze, a conquistare i neonati potrebbero essere dunque i suoni semplici e ripetitivi: "Istintivamente continuiamo a parlare ai bambini con toni alti e melodicamente, perché sappiamo che è così che ci capiscono meglio, è così che si rendono conto che vogliamo comunicare con loro. Che si tratti dunque di una serenata di Mozart o del suono ancestrale del tamburo africano, il potere comunicativo delle melodie è innegabile. La più antica forma di comunicazione prima che verbale era musicale. Suoni, gestualità e danze precedono tutt’oggi le parole” spiega la Dottoressa Marisa López-Teijón, Direttrice di Institut Marquès. 

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