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Data del parto e rischio di parto prematuro: li predirà un esame del sangue


Di Valentina Murelli
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08 Giugno 2018
Per ora si tratta solo di risultati preliminari, ma uno studio appena pubblicato suggerisce che potrebbe bastare un semplice esame del sangue per definire l’età gestazionale e prevedere il rischio di partorire prima del termine


Sapere con esattezza quando arriverà il bebè e se ci sono rischi che arrivi prima del tempo: molte donne lo desiderano, ma gli strumenti finora a disposizione permettono di ottenere informazioni solo molto indicative. Ora, però, uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science da un gruppo di ricercatori dell’Università di Stanford suggerisce che la risposta potrebbe stare in un esame del sangue.

Prevedere l’età gestazionale
Al momento, l’età gestazionale – e dunque la data presunta del parto, supponendo che la gravidanza debba durare circa 40 settimane – viene stimata in base alla data dell’ultima mestruazione combinata con informazioni ottenute dall’ecografia del primo trimestre. L’accuratezza, però, non è elevatissima, tanto che si considerano del tutto normali parti tra le 37/38 e le 42 settimane di gravidanza.

Da qui l’interesse nello sviluppo di nuove strategie, basate per esempio sull’analisi di particolari molecole presenti nel sangue materno. Stephen Quake e colleghi hanno puntato in particolare su un gruppo di RNA (molecole fondamentali per convertire l’informazione genetica contenuta nel DNA in proteine) prodotti a partire da geni “accesi” in modo specifico nella placenta. Analizzando questi RNA in un gruppo di donne seguite settimana dopo settimana per tutta la gravidanza, hanno scoperto che il loro livello di accensione va di pari passo con l’età gestazionale, tanto che può essere usato per predirla.

Per i ricercatori, questo test rappresenta un modo per "intercettare una conversazione" tra madre, feto e placenta, senza disturbare in nessun modo la gravidanza. Il risultato ottenuto è sicuramente interessante, ma ha alcuni limiti: tanto per cominciare, l’accuratezza è al momento paragonabile a quella che si può avere con l’esame ecografico, per cui il test andrà ottimizzato. In secondo luogo, l’analisi ha per ora riguardato un campione molto piccolo di donne, e andrà quindi ripetuta in un campione molto più vasto.

Prevedere la prematurità
Non è tutto: i ricercatori hanno anche cercato di capire se il pannello di RNA utilizzato per predire l’età gestazionale potesse dare informazioni anche sul rischio di parto prematuro, una condizione che interessa ogni anno 15 milioni di bambini nel mondo e che può essere associata a conseguenze importanti per il neonato.

In effetti non è così – questi RNA non hanno questa utilità - ma Quake e collaboratori non si sono persi d’animo e hanno identificato un altro gruppo di molecole (sempre RNA) che danno invece informazioni in questo senso. In questo caso, l’accuratezza del test si è rivelata leggermente superiore a quella di altri strumenti utilizzati al momento, come la misurazione della lunghezza della cervice uterina. Di nuovo, però, il tutto andrà confermato con uno studio clinico ad hoc su un numero molto più elevato di donne in gravidanza.

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