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TIROIDE E GLI ESAMI PRIMA DI RIMANERE INCINTA

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28 Novembre 2014
Secondo i medici dell’Ait (Associazione italiana della tiroide), la tiroide ha un ruolo essenziale nel garantire la fertilità. L’ipotiroidismo, malattia frequente in gravidanza, riduce la possibilità di concepimento e accresce il rischio di aborto spontaneo
 


Prima di mettere in cantiere un bebè, sia in modo naturale sia con la fecondazione artificiale, è bene fare uno screening dello stato di salute della propria tiroide: la raccomandazione arriva dai medici dell’Ait (Associazione italiana della tiroide) riuniti a Milano per il loro 8° congresso. Secondo Stefano Palomba, specialista dell'Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, l’ipotiroidismo in gravidanza “è la malattia più frequente, e la tiroide ha un ruolo essenziale nel garantire la fertilità. Gli ormoni tiroidei contribuiscono infatti al normale sviluppo delle prime fasi della vita”.

E non meno importante questa ghiandola è per le fasi immediatamente successive al concepimento, che “sono anch'esse influenzate dagli ormoni tiroidei materni in quanto garantiscono la complessa serie di eventi fisiologici necessari al proseguimento della gravidanza. Infine, nei primi tre mesi di gravidanza è la tiroide della madre che lavora anche per il feto poiché esso sviluppa la sua tiroide solo intorno alla dodicesima settimana”. 


Secondo Roberto Negro, medico dell’unità di Endocrinologia dell'ospedale Vito Fazzi di Lecce, poi, più è accentuato l’ipotiroidismo e più risulta difficile concepire; e anche quando il concepimento avviene cresce il rischio di aborto spontaneo. “Ciò – spiega il medico - riguarda sia le gravidanze naturali sia quelle indotte con fecondazione medicalmente assistita. Si è osservato che il 10% delle donne che affrontano una fecondazione assistita ha una tiroidite di Hashimoto (una tra le più frequenti patologie tiroidee, ndr) che rischia di diventare ipotiroidismo a seguito della terapia per la stimolazione ovarica”.

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