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Tiroide in gravidanza e dopo il parto

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E' importante che la tiroide funzioni bene per assicurare la crescita e lo sviluppo del feto. Dopo il parto invece attenzione alle forme transitorie di ipotiroidismo o ipertiroidismo che possono provocare disturbi alla neomamma come tachicardia, stanchezza, ansietà, sbalzi d’umore, che le impedirebbero di vivere i primi mesi col bebè con la dovuta serenità


È un organo strategico per mantenere il corretto metabolismo di tutto l’organismo, una ‘benzina’ che fa funzionare al meglio la nostra ‘macchina’. La gravidanza sottopone la tiroide ad un superlavoro, indispensabile per lo sviluppo cerebrale e somatico del bebè: ecco perché è importante controllare la sua corretta funzionalità ed assumere integratori sin dai primi mesi.
Ne parliamo con Massimo Tonacchera, Professore Associato del Dipartimento di Endocrinologia dell’Università degli studi di Pisa.

Perché la funzione tiroidea è importante in gravidanza?

Nei primi mesi di gravidanza la funzione tiroidea serve allo sviluppo del sistema nervoso centrale ed allo sviluppo somatico del feto. Per questo motivo la tiroide viene sottoposta ad un lavoro extra, soprattutto nel primo trimestre, quando l’embrione non produce ancora ormoni tiroidei ed una carenza materna potrebbe avere ripercussioni sullo sviluppo cerebrale e sulla crescita fetale.

Come si può garantire la corretta funzionalità della tiroide in gravidanza?

Aumentando l’apporto di iodio, elemento utilizzato dal nostro organismo per sintetizzare ormoni tiroidei. Lo iodio si può assumere solo attraverso l’alimentazione ed in generale i nostri cibi ne contengono poco, ecco perché si consiglia di sostituire il normale sale da cucina con il sale iodato.
In gravidanza però il sale iodato da solo potrebbe non essere sufficiente, per questo tutte le donne, anche coloro che non hanno mai avuto problemi di tiroide, dovrebbero assumere integratori di iodio già 6-12 mesi prima di concepire un bambino, in modo da iniziare la gravidanza con le giuste scorte, e proseguire con l’integrazione per tutti i nove mesi.
La dose necessaria è di almeno 150 microgrammi al giorno, che è la quantità che si trova nei più comuni integratori multivitaminici per donne in gravidanza.
Per assumere iodio è utile respirare l’aria di mare?
No: il mare contiene iodio, ma, contrariamente a quel che si pensava in passato, l’aerosol marino non è sufficiente a farci inalare la quantità di iodio di cui abbiamo bisogno.

Come ci si regola invece se già prima della gravidanza la donna soffriva di una malattia della tiroide?

Chi soffre di una patologia della tiroide può avere tranquillamente una gravidanza, ma ancor prima del concepimento dovrà rivolgersi al suo endocrinologo di riferimento che, a seconda della patologia, consiglierà le terapie per garantire una corretta funzionalità della tiroide per tutti i nove mesi.
In caso di ipertiroidismo, ad esempio, che porta la tiroide a funzionare più del normale, si dovranno assumere farmaci che inibiscono la sua attività; non di rado però le donne affette da ipertiroidismo possono avere in gravidanza una remissione della patologia, che potrebbe non rende necessario il ricorso a farmaci.
Se invece il problema è l’ipotiroidismo, cioè un difetto di funzionamento della ghiandola, il dosaggio del farmaco che già si assumeva prima della gravidanza (la levo-tiroxina, identica all'ormone tiroideo naturale) deve essere aumentato circa del 30%, con controlli dei valori tiroidei ogni 6-8 settimane, soprattutto nel primo trimestre, per adeguare la terapia.
Se sono presenti il gozzo o dei noduli, in gravidanza potrebbero aumentare di volume, ma con il corretto apporto di iodio o terapia con l-tiroxina possono essere tenuti efficacemente sotto controllo. Persino in caso di un tumore alla tiroide diagnosticato durante l’attesa, si può tranquillamente portare a termine la gravidanza, senza conseguenze né per la madre che per il feto.

È vero che dopo la gravidanza possono manifestarsi alterazioni della funzione tiroidea?

In donne affette da una forma di patologia tiroidea, la Tiroidite Autoimmune, dopo il parto si potrebbe verificare una riattivazione del sistema immunitario con forme transitorie di ipotiroidismo o ipertiroidismo, che nella maggior parte dei casi tendono a remissione spontanea nel giro di 6-8 mesi.
In questo lasso di tempo però è importante fare la diagnosi e la cura appropriata, perché alterazioni della funzione tiroidea possono provocare disturbi alla neomamma come tachicardia, stanchezza, ansietà, sbalzi d’umore, che le impedirebbero di vivere i primi mesi col bebè con la dovuta serenità.
Le terapie atte a correggere l’ipotiroidismo o l’ipertiroidismo (nei dosaggi adeguati) sono compatibili con l’allattamento, per cui la mamma può continuare ad allattare senza problemi.

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