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Legge 104: a chi spetta e come funziona


Di Alice Dutto
comefunzionalegge104

23 Ottobre 2018
La legge 104 del 1992 prevede un permesso retribuito al 100% di tre giorni al mese per i lavoratori dipendenti che hanno la necessità di assistere un familiare di primo grado affetto da disabilità e per i dipendenti che rientrano nelle categorie protette. Ecco come funziona


lavoratori dipendenti che fanno parte delle categorie protette o che hanno la necessità di assistere un familiare affetto da disabilità possono usufruire di specifici permessi previsti dall'articolo 33 della legge 104 del 1992.
 
Che cosa prevede la legge
«La norma dà diritto a tre giorni di permesso lavorativo al mese, che vengono retribuiti al 100%. Essendo calcolati come giorni lavorativi, non modificano il computo delle ferie né lo stipendio alla fine del mese. I giorni possono essere fruiti in modo continuativo, ma anche frazionato ad ore» spiega Sara Bressanelli, HR manager di Facile.it, la piattaforma che permette il confronto delle migliori offerte di servizi tra cui assicurazioni, mutui, prestiti e conti correnti.

Chi ne ha diritto
Possono usufruire di questi permessi tutte le persone che hanno la necessità assistere familiari di primo grado affetti da disabilità, «In genere, si tratta di figli, di genitori anziani o di un coniuge malato, ma vale anche per gli stessi lavoratori che rientrano nelle categorie protette».

La norma è rivolta ai genitori naturali, fin dalla nascita del bambino e terminato il periodo di congedo di maternità obbligatorio, ma anche ai genitori che hanno figli adottivi o in affido.

Il permesso può essere usufruito indipendentemente dalla madre o dal padre del bambino disabile, ma non in contemporanea. «Ad esempio, la madre può prendere un giorno e il padre i due giorni rimasti per quel mese. L'importante è che non venga superato il monte di tre giorni mensili di permesso».

Legge 104 come richiederla
Per poter usufruire dei giorni di permesso è necessario formalizzare la richiesta all'Inps – online o allo sportello – che la deve prima autorizzare. «Per presentare la domanda, bisogna allegare la certificazione della disabilità del parente rilasciata precedentemente dall'Asl».

Se la domanda va a buon fine, allora il lavoratore presenta il certificato dell'Inps al datore di lavoro e può cominciare a utilizzare i permessi.
 

Agevolazioni per i genitori di figli disabili
La legge italiana, anche attraverso l'articolo 42 del decreto legislativo 151 del 2001, prevede poi altre agevolazioni per mamme e papà con figli portatori di handicap:
  • Allattamento. I genitori di figli disabili hanno la possibilità di allungare il permesso giornaliero, cioè le ore di allattamento fruibili fino al compimento dei tre anni del bambino (normalmente scadono al primo compleanno del figlio). Anche in questo caso, ne possono usufruire non contemporaneamente la madre o il padre.
  • Congedo parentale. Normalmente il congedo parentale consiste in di 6 mesi retribuiti al 30%, fruibili dalla madre o dal padre fino ai 12 anni di vita del bambino. Se si è in presenza di un figlio disabile il monte dei mesi sale a 36.
  • Congedo straordinario retribuito. Il lavoratore dipendente che ha un figlio disabile ha l'ulteriore possibilità di richiedere un congedo straordinario di due anni retribuito al 100%. Il permesso può essere utilizzato in modo continuativo o frazionato.
  • Aspettativa non retribuita. Superato il periodo previsto dal congedo straordinario, il genitore ha ancora un'ultima possibilità, cioè quella di ottenere un'aspettativa non retribuita di altri due anni. Tutto questo nell'ottica di mantenere il suo posto di lavoro nonostante la situazione di difficoltà.
Le agevolazioni non possono però essere cumulate: «Se si richiede il congedo parentale, non si può usufruire dei permessi previsti dalla legge 104, e così via. Un'agevolazione sostituisce l'altra» conclude l'esperta.

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